Ripulire le ricerche di Google
Nel contesto attuale del Search Landscape, Google sta progressivamente integrando risposte generate da Intelligenza Artificiale (AI Overviews, precedentemente note come SGE – Search Generative Experience), rendendo le SERP sempre più complesse, polarizzate e talvolta meno utili per chi cerca risultati testuali puri, come documentazione tecnica, discussioni su forum, articoli originali o contenuti long-form.
Una delle strategie più efficaci per “ripulire” le SERP da questi contenuti spuri è l’utilizzo del parametro udm=14, un vero e proprio search modifier non documentato ufficialmente ma emerso recentemente grazie all’analisi delle query URL da parte della community.
Cos’è udm=14 e come funziona?
È possibile aggiungere manualmente il parametro udm=14, all’URL di ricerca di Google, forzando il motore a presentare i risultati classici, evitando i blocchi generati dall’intelligenza artificiale, le risposte “sintetiche” e altri elementi UI/UX più recenti come:
- Pannelli di AI-generated summaries
- Risultati provenienti da “Perspectives” (es. TikTok, Reddit, YouTube Shorts)
- Featured Snippets dinamici e complessi
Vediamo un esempio pratico provando a fare una ricerca di “pompa di calore”. Il risultato che ci presenta Google è quello visibile nell’immagine riportata.
Se cambiamo l’URL aggiungendo il parametro udm=14, quindi https://www.google.com/search?q=pompa+di+calore&udm=14 otteniamo una ricerca più puntuale e “pulita”. Questo approccio restituisce una SERP molto più simile a quella di 3-4 anni fa, dominata da link diretti a pagine, forum, documentazione ufficiale, ecc.
Come creare un Bookmarklet per forzare &udm=14
Un Bookmarklet è un segnalibro speciale che, invece di contenere un semplice URL, contiene codice JavaScript. Quando si clicca sul bookmarklet, il codice viene eseguito sulla pagina web che si sta visitando.
In pratica, è uno script “one-click” che modifica il comportamento della pagina senza bisogno di ricorrere a modifiche manuali dell’URL o a estensioni come Tampermonkey o altri plugin che appesantiscono il browser.
Vediamo come procedere:
- Creare un nuovo segnalibro nel proprio browser (attenzione funziona con Chrome, non è detto che funzioni anche con altri browser) facendo clic destro sulla barra dei segnalibri → Aggiungi pagina.
- Dare un nome mnemonico, ad esempio: “Google UDM14”.
- Inserire il seguente codice JavaScript nel campo URL:
javascript:(function(){ if(window.location.href.indexOf('udm=14') === -1) { if(window.location.href.indexOf('?') === -1) { window.location.href += '?udm=14'; } else { window.location.href += '&udm=14'; } } })();
Cosa fa in pratica?
- Controlla se udm=14 è già presente nell’URL corrente.
- Se non è presente, lo aggiunge automaticamente.
- Gestisce sia URL con parametri (?) che senza (&), per evitare errori sintattici.
Uso del tasto WEB come alternativa a &udm=14
Dal rollout globale di Google AI Overviews nel maggio 2024, Google ha introdotto anche una nuova sezione fissa denominata WEB.
Cliccando su WEB in pratica avviene la stessa cosa:
- Google filtra i risultati per mostrare solo link testuali tradizionali.
- Vengono escluse: AI Overviews, pannelli multimediali, video in evidenza, e Perspectives.
- La struttura della SERP torna ad essere più “pulita” e lineare, privilegiando contenuti classici HTML.
Tuttavia, esistono casi in cui l’utilizzo del parametro &udm=14 può rivelarsi utile.
Automazione e Scalabilità
L’utilizzo di &udm=14 è completamente automatizzabile, il che lo rende ideale per:
- Analisi SEO massiva (es. crawling di 100+ query in batch)
- Workflow automatizzati (es. audit settimanali)
- Tool customizzati (es. script Python/Selenium o Google Apps Script)
- Al contrario, il tab WEB richiede interazione manuale, non può essere simulato via URL e non è selezionabile via script.
Uniformità e Coerenza nei Risultati
Il parametro udm=14 applica un comportamento deterministico, ovvero:
- Restituisce sempre SERP in formato “clean HTML”.
- Evita variazioni UX/UI dovute a test A/B di Google.
- Garantisce coerenza tra utenti e dispositivi diversi (molto utile per team o analisi comparative).
Il tab WEB, invece:
- È soggetto a logiche di front-end.
- Potrebbe cambiare struttura o nome nel tempo (già successo con “All” > “Tutti”).
- Potrebbe non comparire su mobile, browser legacy, o account fuori da determinati rollout.
Reversibilità e Debugging più facile
Essendo un parametro URL, udm=14:
- Può essere facilmente aggiunto, rimosso o modificato.
- Permette il confronto immediato tra versioni con e senza AI Overviews (basta duplicare tab).
- È perfetto per test A/B interni su impatti di AI/UX nelle SERP.
- Con il tab WEB, non puoi “forzare” la differenza tra una SERP AI e una raw: sei vincolato alla UI.
Compatibilità con tool, plugin e script esterni
Infine udm=14 è interoperabile:
- Può essere integrato in strumenti come Screaming Frog, Sitebulb, Ahrefs batch export, browser automation, SERP scrapers.
- Può essere incluso in URL condivisibili (es. documentazione tecnica, report interni, dashboard in Looker Studio).
- Il tab WEB non è linkabile direttamente e non può essere incorporato in strumenti esterni.
Qualche considerazione
Oltre i tecnicismi mi permetto anche una considerazione un po’ più personale e opinabile. La ricerca “pulita” con il parametro &udm=14 è, se vogliamo, un atto di resistenza digitale.
Mi spiego, nel momento in cui Google diventa un oracolo generativo, più attento a prevedere ciò che vogliamo sentirci dire che a mostrare ciò che realmente esiste online, il parametro &udm=14 diventa un gesto piccolo ma rivoluzionario: non farci “raccontare la realtà” ma chiedere di vederla “nuda e cruda”.
Certo, il tab “WEB” è lì, a disposizione di tutti. Ma è un interruttore beneducato: serve a placare chi non vuole l’intelligenza artificiale ma non sa nemmeno bene il perché.
&udm=14, invece, è per chi sa cosa sta cercando. Per chi vuole le mani sporche di SERP grezza, senza layer, senza trucco.
“La differenza tra un utente e un analista è che l’utente accetta il risultato, l’analista lo interroga.” mi sembra che dicesse uno di quei nerd che utilizzano solo le interfacce a caratteri Linux.
Per chi lavora con l’informazione, ogni parametro conta. E &udm=14 non è solo una stringa nell’URL: è una chiave di accesso alla verità algoritmica.
O, quantomeno, alla sua versione meno decorata.
Glossario Tecnico
- Advanced Search Operators: Operatori speciali utilizzati nelle query di ricerca per affinare i risultati.
- AI Overviews: Funzionalità introdotta da Google nel 2024 che fornisce riassunti generati dall’intelligenza artificiale direttamente nelle SERP, posizionandosi sopra i risultati organici. Utilizza modelli come Gemini 2.0 per sintetizzare informazioni da diverse fonti web.
- Custom Search Engine (CSE): Strumento offerto da Google che permette di creare motori di ricerca personalizzati, limitando la ricerca a specifici siti o configurando parametri predefiniti per le query.
- Featured Snippets: Riquadri informativi che appaiono in cima alle SERP, fornendo risposte concise a domande frequenti. Estratti da pagine web, mirano a fornire informazioni rapide agli utenti.
- Gemini 2.0: Modello avanzato di intelligenza artificiale sviluppato da Google, utilizzato per potenziare funzionalità come AI Overviews, offrendo capacità di comprensione e generazione del linguaggio naturale migliorate.
- Knowledge Panel: Pannello informativo che appare nelle SERP, solitamente sulla destra, fornendo informazioni sintetiche su entità come persone, luoghi o organizzazioni, basato sul Knowledge Graph di Google.
- People Also Ask (PAA): Sezione delle SERP che presenta domande correlate alla query originale dell’utente, ciascuna espandibile per visualizzare risposte concise.
- Search Generative Experience (SGE): Esperienza di ricerca sperimentale introdotta da Google, che utilizza l’intelligenza artificiale per generare risposte più articolate e contestuali alle query degli utenti.
- Search Landscape: descrive l’ecosistema complessivo della ricerca online, includendo motori di ricerca, algoritmi, comportamenti degli utenti, canali di ricerca (come Google, Bing, YouTube) e formati di contenuto. Rappresenta il contesto in cui si sviluppano le strategie di SEO e marketing digitale.
outerboxdesign.com - SERP (Search Engine Results Page): Pagina dei risultati restituita da un motore di ricerca in risposta a una query dell’utente. Può includere risultati organici, annunci a pagamento, snippet in primo piano, pannelli informativi e altri elementi interattivi.
- Search Veracity: Concetto che si riferisce all’accuratezza, affidabilità e integrità dei risultati di ricerca, fondamentale per analisi SEO, fact-checking e strategie di content marketing basate su dati.
- Tampermonkey: Estensione per browser che consente agli utenti di eseguire script personalizzati per modificare il comportamento delle pagine web, utile per automatizzare l’aggiunta di parametri come udm=14 alle query di ricerca.
- udm=14: Parametro URL non documentato ufficialmente che forza Google a mostrare risultati di ricerca in modalità “Web” tradizionale, escludendo elementi generati dall’IA come AI Overviews e altri arricchimenti delle SERP. Utile per ottenere risultati più puliti e focalizzati su contenuti testuali.
- URL Parameters: Componenti aggiuntivi negli URL che modificano il comportamento delle pagine web o delle applicazioni. Nel contesto di Google Search, parametri come udm=14 possono alterare la presentazione dei risultati di ricerca.